Le origini della civiltà greca sono alquanto incerte e spesso sconfinano nelle fantasiose invenzioni dei miti di fondazione.

Un’attendibile collocazione cronologica è relativa alla fine del II millennio a.C., quando nei territori del Peloponneso, dell’Attica e delle isole dell’Egeo, abitati dai discendenti degli Achei,  si verificano diverse migrazioni di interi popoli indoeuropei, tra cui Ioni ed Eoli.

In particolare, dal 1.100 a.C., la stirpe seminomade dei Dori si sovrappone alle altre costringendole in buona parte a spostarsi verso le isole e le coste dell’Asia Minore.

All’anarchica situazione iniziale, segue un lento processo di integrazione tra le varie genti stanziatesi nell’area greca, tutte alla ricerca di una stabilità e di una sistemazione permanente.

Proprio da questa delicata fase di assestamento nasce la civiltà dei Greci,  detti anche Elleni, dal nome del leggendario capostipite Elleno. Secondo il mito greco, l’eroe, unitosi alla ninfa Orsèide genera tre figli, fondatori delle principali stirpi greche: Doro, a capo dei Dori, Xuto, degli Ioni ed Eolo degli Eoli.

Nonostante il popolo greco sia nato dall’unione di ceppi diversi, sparsi  in una frammentazione territoriale e politica, sin dagli albori l’individuazione di caratteri culturali comuni ha creato i presupposti per un forte senso identitario di appartenenza a un’unica civiltà.

I Greci definiscono barbari, ossia stranieri, tutti coloro appartengano a popoli diversi dal proprio, riconoscibile nei forti elementi di coesione della cultura, della lingua e della religione. Quest’ultima, in particolare, assume un ruolo significativo per la civiltà ellenica.

I Greci si affidano a più divinità situate nel loro stesso universo e immaginate con sembianze umane. Gli dei, però, sono immortali, quindi superiori ai comuni esseri viventi: ognuno di essi, poi, esercita un potere incontrastato in un ambito specifico.

La religione greca si avvale di una marcata componente mitologica, che spiega, legittima e impreziosisce la realtà: attraverso i racconti leggendari di dei ed eroi s’intende fornire un’illustre aura agli aspetti più significativi della propria civiltà.

L’esaltazione degli dei, così come degli eroi, è un chiaro esempio della centralità  attribuita all’uomo. Come le divinità e i prodi leggendari incarnano anche le debolezze e i vizi degli esseri umani, così gli uomini possono aspirare ai pregi e alle virtù divine, quali il coraggio e l’intelligenza.

L’uomo greco vuole conoscere se stesso e il mondo che gli sta attorno, verso il quale assume un atteggiamento di grande rispetto.

La volontà di indagare la Natura in tutti i suoi aspetti porta a una concezione artistica di mimesi della realtà che, avvalendosi di una nutrita componente razionale, sfocia in una visione idealizzata, ossia votata alla perfezione.

La ricerca estetica della bellezza assoluta del corpo umano intende riflettere la bellezza assoluta delle virtù interiori. Secondo tale visione il bello e il bene coincidono e celebrano così la suprema armonia del creato.

Partendo da questi presupposti, la civiltà greca, una volta avviato il processo d’integrazione delle varie stirpi che la costituiscono, nel giro di pochi secoli realizza una sorprendente fioritura culturale, che giunge man mano a risultati di gran raffinatezza e complessità, al punto da diventare un modello di riferimento per tutte le altre popolazioni  antiche, in particolare per Etruschi e i Romani.

È ai Greci che si deve la nascita della Filosofia, della Scienza e della Politica.

Anche la Letteratura, la Lirica e il Teatro raggiungono livelli elevati.

L’Arte, in particolare, assume nuovi significati  liberandosi di tutti quei condizionamenti presenti nelle altre civiltà, per essere finalmente concepita come libera espressione della creatività e dell’intelletto umano, senza impigliarsi in finalità religiose o rituali.

Per agevolare lo studio dell’arte greca, si è soliti considerare una distinzione in quattro periodi, caratterizzati da situazioni socio-politiche e culturali affini, seppur con le dovute cautele che tengano conto della generalizzazione di questa suddivisione cronologica.

Una prima fase, conosciuta come Periodo di Formazione, si estende all’incirca dal XII  all’VIII secolo a.C.  In questi secoli si pongono le basi  per la nascita e la successiva fioritura dell’arte ellenica, con una spiccata predilezione per la razionalità delle forme geometriche.

Segue il Periodo Arcaico, che comprende i secoli VII e VI a.C., segnati da una prima maturazione delle caratteristiche distintive del linguaggio artistico greco. In particolare, in questa fase si verifica la codificazione dell’architettura templare e la messa a punto canonica della rappresentazione scultorea e pittorica della figura umana.

Si passa, quindi, al Periodo Classico, che si suole collocare tra l’anno della vittoria greca contro i Persiani a Maratona (490 a.C.) e quello della morte di Alessandro Magno (323 a.C.). Si tratta di una fase in cui la stabilità politica e sociale consente una straordinaria vitalità artistica e culturale, tanto da far parlare di un’età dell’oro della civiltà ellenica.

L’ultimo periodo è chiamato Ellenistico e va dal 323 a.C. al 31 a.C., anno della battaglia di Azio, con la quale buona parte dei territori orientali entrano nell’orbita del dominio romano. In questi secoli, nonostante i Greci abbiano perso la loro indipendenza politica, la massiccia diffusione della loro cultura in tutto il mondo antico allora conosciuto, ne segna un incontrastato primato artistico.

Nelle prossime lezioni, mossa dopo mossa, analizzeremo  i vari aspetti di queste quattro fasi: andremo alla scoperta dell’arte greca,  così raffinata e maestosa, la “Regina” del nostro tavolo da gioco.

Mariaelena Castellano