Apro gli occhi a fatica e li volgo verso le lancette nere della sveglia: le sette meno un quarto. Ho ancora mezz’ora per starmene a letto.                                                                                    

Accendo la TV su un canale radio e  “Riccione” di The Giornalisti suona per me. Richiudo gli occhi, affondo la testa nel cuscino e nei miei pensieri.

“Sotto il sole, sotto il sole, di Riccione, di Riccione …”

Tiro su il trapuntino in cerca di un po’ di tepore… Dov’è il sole caldo di Riccione? L’estate, oramai, è finita da un bel po’. Ci ha salutati in fretta e furia, con tanto di spiazzante anomalia stagionale.

Dopo Lucifero e tutti gli anticicloni degni del Sahara, dopo l’afa spietata e l’irriverente siccità, settembre ci ha inondati di pioggia e vento, con bruschi abbassamenti di temperatura.

I mezzi tempi sono complicati, non si sa mai cosa indossare. Di mattina presto e di sera arriva il fresco, a mezzogiorno si suda. Conviene vestire a strati, certo, ma comunque qualcosa la  sbagli, così arrivano puntuali  gli starnuti e i colpi di tosse.

Avrei voluto prolungare le vacanze continuando ad andare al mare, i bagni settembrini sono i migliori e consentono di fingere che l’autunno non sia poi così alle porte. Tra diluvi e cali termici, invece,  ho perso il ritmo e ormai, nonostante ottobre  stia regalando giornate calde e soleggiate, ho messo via infradito, bikini e borse di paglia.

L’ho aspettata tanto l’estate, anche se non sono più una ragazzina alle prese con la scuola e le prime uscite. La idealizzo sempre la “bella stagione”, non fosse altro che per l’idea di riposare, staccare la spina, andare al mare, uscire di più.

Sin dalla primavera, ne pregustavo l’arrivo imminente: sentivo vicino il tempo delle giornate più lunghe, del caldo e dei gelati, dei pomeriggi in spiaggia e delle grigliate all’aperto.

Ho immaginato mari e monti per l’estate che verrà.

“Le navi salpano, le spiagge bruciano …”

L’estate è giunta in men che non si dica, per poi scorrere veloce, senza nemmeno dare il tempo di realizzare  stia finendo.

Ripenso a tutte le aspettative eluse, alla vacanza saltata, alle tante cose  pianificate, immaginate, ma poi non fatte.

Settembre e ottobre hanno incalzato impietosi e tra un po’ il cambio dell’ora legale concluderà l’opera.

L’autunno ha spazzato via la brezza del  mare estivo, l’odore del basilico fresco, il gusto dell’anguria.

“Intanto cerco il mare, un’aquila reale …”

Sette e un quarto. È ora.

Posso farcela, devo solo staccarmi dal materasso e carburare per affrontare questa nuova giornata densa di impegni.

Tutti i miei giorni sono pieni, in ogni  stagione, Sua Altezza Estate inclusa. Sarà forse per questo che è volata, senza lasciarsi vivere fino in fondo.

Il dio Tempo non aspetta niente e nessuno e, quando gli dai un carico troppo grande di oneri e incombenze da portare avanti, avanza spavaldo, inutile inseguirlo.

Mi vesto veloce, indosso un top a fantasia tropicale.

Fa parte di quella consistente porzione di guardaroba estivo mai utilizzata in questi mesi: una schiera di abiti acquistati per le passeggiate e il tempo libero, finiti nel dimenticatoio, in chissà quali anfratti del guardaroba.

Non ci sono state tante occasioni per indossarli tutti, ecco. O meglio, a esser sincera, le occasioni ci sarebbero state: sono io a non averle prese in considerazione, presa com’ero dal solito tran tran giornaliero.

Quindi, anche se stamattina l’aria è piuttosto frizzante, la scelta ricade su questo top estivo. Pazienza se poi, tra giacchetta e foulard, si vedrà appena, almeno l’ho riesumato.

Vestiti non messi, cose non fatte.

Apro le imposte del balcone e guardo fuori.

Il cielo si è schiarito, piccoli pettirossi svolazzano tra gli alberi, mentre un timido sole s’insinua tra i rami.

Respiro l’aria fresca di questo far del mattino, l’essenza bagnata della rugiada quasi mi entra nelle ossa.

“Sotto il sole, sotto il sole …”

Bella “Riccione”, è stato il tormentone degli ultimi mesi, la compilation di questa estate 2017.

Mi riporta alla mente un po’ di ricordi, visto che ha fatto spesso da sottofondo alle mie uscite. La mettevano a tutto volume nei bar degli stabilimenti o nei locali con i tavolini all’aperto, dove a volte la sera mi fermavo a bere qualcosa.

Ecco, a ben pensare, non avrò trascorso un’estate degna di chissà quali aspettative, ma in fondo un po’ di bagni e di uscite me li sono concessi.

Non avrò fatto la vacanza alle Baleari, ma tre giorni in una Spa sul lago mica li butti!

E le cene con gli amici nei ristorantini in riva al mare? Fritture di pesce, impepate di cozze e vino bianco a volontà.

Riflettendo, mi sento in colpa ad aver focalizzato i miei pensieri solo sul non fatto. Dovrei sapermi accontentare, essere meno smaniosa, partire da quel che ho.

Bisognerebbe provare a dare colore e pienezza di vita a ogni giornata, senza grosse pretese. Possibilmente senza sovraccaricarsi troppo di impegni. Per prendere il meglio da tutte le stagioni, inverno compreso.

Con il sole dentro, però.

“ … Quasi quasi mi pento, e non ci penso più, e non ci penso più”.