Tra le opere artistiche esposte nella parrocchia santanellese dedicata ai Santi Prisco e Agnello, possiamo ammirare quattro tele di Giacomo di Castro. Si tratta del San Giovanni Evangelista, nel secondo altare a destra, del San Michele, lungo il lato destro del transetto, dello Sposalizio della Vergine, nel terzo altare a sinistra, e infine della tela con l’Annunciazione, nel secondo altare a sinistra.

Giacomo di Castro (1597-1687), noto pittore locale, natio di Piano di Sorrento, di cui possiamo apprendere notizie grazie allo scritto settecentesco “Le vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani” di Bernardo de Dominici. Dalla lettura di queste pagine sappiamo che fu il padre ad indirizzarlo alla pittura, consentendogli di frequentare la bottega napoletana di Battistello Caracciolo.  Un’esperienza sicuramente produttiva e feconda: il Battistello rappresenta un punto di riferimento fondamentale per tutta la pittura del Seicento napoletano. Egli fu un attento seguace del Caravaggio e contribuì in modo determinante alla diffusione dei suoi modi in tutto il territorio partenopeo. Fu così promotore di un linguaggio segnato dai suggestivi effetti luministici e dall’intenso realismo del maestro Merisi, riproposti secondo una rielaborazione autonoma e originale.

A seguito del significativo apprendistato presso il Battistello, di Castro perfezionò la sua arte avvicinandosi al noto pittore bolognese Domenico Zampieri, detto Domenichino, attento divulgatore del classicismo seicentesco, formatosi nella sua città e poi attivo a Roma e a Napoli.

Le tele di Giacomo di Castro custodite nella chiesa di Sant’Agnello sono opere di buona qualità pittorica, dove la “bella maniera di colorare”, per riprendere un’espressione del de Dominici, la saldezza volumetrica delle figure e la studiata impostazione compositiva rivelano la preparazione e il talento dell’artista.

Poco copiosa resta tuttavia la sua produzione, in quanto egli s’impiegò maggiormente all’attività del restauro. Inoltre, fu  convocato dal viceré di Napoli, Pietro Antonio d’Aragona per relazionare sulle opere pittoriche presenti nelle chiese partenopee, a dimostrazione della sua competenza in materia.

Una personalità di tutto rispetto, dunque, che ha arricchito il panorama artistico sorrentino, aprendolo alle più aggiornate esperienze artistiche del tempo.

M.C.