Un esordio letterario di pregio e spessore per Mariaelena Castellano, docente della Penisola Sorrentina che ha dato alle stampe un romanzo di luminosa chiarezza, “Il sole nel buio” (Elianto Editore), adornato da una scrittura densa, lirica, evocativa.

Il libro è il racconto potente e vitale del travaglio di un giovane uomo, che è spinto da un evento traumatico, scioccante e imprevedibile, a mandare all’aria tutto quello che per lui conta, nel disperato tentativo di cancellare il male. Ma è anche il ritratto delle persone che lo accompagnano nel percorso per ritrovare se stesso. Il romanzo traccia infatti la storia di quattro anime, quelle dei personaggi principali, incrociate dagli strani giochi del destino tra i loro punti di forza e fragilità, le sofferenze interiori e gli aneliti nascosti. Accanto a loro, un nugolo di personaggi secondari ma altrettanto vividi e utili alla composizione dell’affresco della vicenda. L’autrice con maestria sa indagare le ragioni del cuore umano, ne fa emergere le sfumature tra luci e ombre e ne tira fuori la parte migliore, quella che rende ogni individuo autentico, unico, irripetibile, come il suo percorso sulla Terra. La storia è pervasa da un senso profondo di umanità ed empatia che accarezza tutti i personaggi e avvolge il lettore in un sentimento intimo e toccante che arriva fino alla commozione.

La voce narrante maschile è Roberto Vilardo, architetto siciliano, 35 anni, in fuga per una tragedia improvvisa dal paesino della Sicilia, Catalari, dove viveva una vita perfetta: affetti familiari sicuri, lavoro di successo, matrimonio programmato nel giro di poche settimane con Giulia, l’amata fidanzata di Agrigento. Dal sole della Sicilia il giovane si rifugia nel buio grigio della periferia milanese, a Bessino, verso un nuovo impiego alla Tiluc, azienda di progettazione architettonica. Giulia, voce narrante femminile, è una donna ferita dall’ingiusto abbandono del promesso sposo per cause estranee alla loro invece felice relazione, vive nella periferia siciliana e, come Roberto, deve elaborare il lutto per riappropriarsi di se stessa, della sua carriera, della sua dignità e della sua vita.

La doppia ambientazione, Sicilia/Milano, permette all’autrice di focalizzare l’attenzione su due diverse atmosfere che, oltre alla lontananza geografica, sono anche due diversi spazi dell’anima, Nord e Sud, così differenti nel clima, nella luce, negli orientamenti e nei comportamenti della gente, ma non nell’identità delle anime e nei moti del cuore.

Altro personaggio-chiave è Achille, un clochard distrutto nel fisico quanto luminoso nell’anima, un filosofo-pensatore che vive in strada con due cani, Ari(stotele) e Plato(ne), e distribuisce pillole di saggezza e consulti psicologici all’umanità che frettolosa vive nella città della periferia milanese. Il confronto con l’anziano saggio e il suo disastrato percorso di vita, quando il cieco orgoglio gli fece sprecare la sua occasione di felicità con una moglie che lo amava e un figlio adorato, consente a Roberto di riconquistare la pienezza della propria interiorità dopo lo stravolgimento subito.

Quarto personaggio, Sabrina, la segretaria del Tiluc, anche lei portatrice del carico di un atroce dolore nascosto, che dall’interseco della sua vicenda con quella degli altri personaggi troverà soluzione e sollievo.

In realtà, i quattro protagonisti, pur nella profonda differenza della storia di vita, delle origini, della personalità e delle attitudini, hanno un comune denominatore: la reazione di fuga di fronte a una grande sofferenza. Quando la pressione emotiva supera il livello che sentono di poter tollerare, i protagonisti di questo racconto, immobilizzati dal dolore, alzano verso gli altri un muro invalicabile, che li porta alla deriva.

Per tutti e quattro, però, proprio l’estremo dolore apre la strada alla rinascita. Roberto e i suoi amici vivono un’esperienza di dolore totalizzante, che si impossessa delle loro esistenze svuotandole di speranze, aspettative, respiro, e li consegna in pieno alla loro umana fragilità. Lacerato dalla sofferenza, il loro cuore si ripiega in se stesso, finché la forza vitale, anche grazie a incontri o eventi che la risvegliano, non consente loro di risorgere attivando capacità di adattamento e inusitate risorse di energia. Solo allora potranno ripristinare la sensazione di avere controllo sulla propria vita, senza esserne sopraffatti.

Come dice il grande filosofo Kierkegaard, “Soffrire è avere un segreto in comune con Dio”: dalla più immane sofferenza nasce la nuova vita. Non necessariamente migliore di prima: il male non si sceglie, né si cancella. Ma è la propria vita, e non resta che accettarla. E viverla.

                                                                     Carlo Alfaro

 

Carlo Alfaro, nato a Sant’Agnello il 30/11/1963, vive a Sorrento. Medico-chirurgo, Pediatra-adolescentologo, è Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti della Penisola sorrentina.

Si è sempre dedicato alla ricerca clinica nel settore della Pediatria, pubblicando articoli scientifici su riviste nazionali e internazionali, e prendendo parte ai lavori di convegni nazionali ed esteri.

Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate nel campo della divulgazione scientifica e della promozione culturale e sociale. Si è occupato della direzione artistica, organizzazione e presentazione di eventi culturali, recita a teatro, ha scritto testi, poesie e racconti pubblicati in antologie.