Sono spuntati da soli, così, all’improvviso, quasi con fare furtivo. Se ne stavano nascosti sotto un cespuglio, rintanati nel loro vasetto, dove un annetto fa, proprio di questi tempi, avevamo piantato dei bulbi.

Li avevamo annaffiati con cura, eppure di germogliare non se ne parlava. Solo qualche erbaccia infestante, nulla più. Così, col far dell’autunno, il vaso con i bulbi rinsecchiti è finito in un angolo del giardino, a testimoniare il nostro conclamato “pollice nero”. 

Poi, l’altro giorno, abbiamo intravisto delle chiazze fucsia tra fitti fili d’erba e matasse di trifogli. 

Liberata dal suo nascondiglio, la piantina fiorita adesso può far bella mostra di sé nel nostro terrazzino. 

Gli steli sono un po’ troppo lunghi rispetto al vaso e, nell’incuria del tempo trascorso tra le sterpaglie, ognuno ha preso una sua direzione, tra le improbabili curve delle foglie appuntite e i petali caduti. 

Eppure, la guardiamo e ci piace così com’è, perché la sua presenza ricorda come la Natura  faccia da sé il suo corso. Con i fiori e con tutto il resto. 

Ci affanniamo, pensando ogni cosa dipenda sempre e soltanto dal nostro operato e dalla nostra volontà. Così, tendiamo a dimenticare l’esistenza di un disegno più grande e anziché lasciarci andare al corso delle cose, continuiamo a vivere trafelati per assecondare i ritmi frenetici di oggi. 

Basterebbe fermarsi di tanto in tanto e ricordare che, in fondo, per fare tutto… ci vuole un fiore.    

 

M.C.