Sabato 9 febbraio, in una soleggiata mattina dal sapore primaverile, nel museo Geoges Vallet, in Piano di Sorrento, si è inaugurata la mostra archeologica multimediale “Sorrentum. Vacanze da Imperatore”.

L’esposizione trova posto nel piano terra dell’ottocentesca Villa Fondi De Sangro con l’allestimento di due opere di grande interesse storico-artistico, particolarmente significative per una più completa fruizione del patrimonio culturale della nostra Penisola Sorrentina.

Si tratta della statua di Atleta realizzata da Koblanos e della parte mancante del ninfeo romano ricostruito nel parco della Villa, per le cui informazioni in merito, rimando alla sottostante scheda di approfondimento(*).

Ho preso parte alla cerimonia d’inaugurazione insieme a un gruppo “eterogeneo” di studenti del Liceo Artistico e Musicale “Grandi” di Sorrento. Eterogeneo in quanto costituito da ragazzi provenienti da classi diverse: una piccola rappresentanza dell’Istituto formata da chi, nonostante il sabato sia per noi un giorno in cui non sono previste lezioni, è riuscito ad organizzarsi per partecipare all’evento, giungendo anche da distanze considerevoli.

Abbiamo così presenziato alla conferenza d’apertura, presieduta da Anna Imponente, direttore del Polo museale della Campania, da Tommasina Budetta, direttore del Museo Archeologico Georges Vallet, dal sindaco di Piano di Sorrento, Vincenzo Iaccarino e dall’assessore Carmela Cilento.

” Il museo deve essere considerato anche un luogo poetico, capace di raccontare il nostro passato, per dare voce ai silenzi. Il museo può tramutare questi silenzi in informazioni, ma può anche trasformarli in emozioni.”

Le parole della dottoressa Anna Imponente si riferivano in particolare all’esperienza plurisensoriale prevista per la sezione del Ninfeo, con una suggestiva ricostruzione digitale dell’opera completa, fruibile in una performance di gran coinvolgimento emotivo, segnata da un singolare connubio tra arte, musica e tecnologia.

Tra le quattro mura della sala adibita alla proiezione, ho respirato il vivo coinvolgimento dei ragazzi, emerso nelle loro esclamazioni, come nell’applauso finale.

Dopo aver ammirato le due opere in mostra, abbiamo proseguito con la visita alla parte di Ninfeo presente nel parco della Villa da ormai diversi anni.

Alcuni degli studenti ne ignoravano l’esistenza, pur avendo già  visitato questo giardino comunale.

“Manca un cartello informativo, prof!”, hanno segnalato i più. Altri hanno invece evidenziato lo stato non ottimale della struttura contenitiva, per poi soffermarsi sulla possibilità  di creare degli effetti idrici per valorizzare l’opera con dinamici giochi d’acqua.

Queste considerazioni si aggiungono ad altre già espresse quando eravamo in  fila  per accedere al percorso in mostra.

I ragazzi parlavano tra loro del fatto che molte persone non conoscano ancora questo museo, nonostante sia ubicato in una ridente posizione panoramica e custodisca significative testimonianze artistiche.

In effetti, tutte le volte che mi sono recata al Museo Vallet, anche in giorni festivi, generalmente  favorevoli a un più alto flusso di visite, tra le sale silenziose della Villa, si poteva ascoltare soltanto il rumore dei miei passi.

“E’ un museo mummificato, poco frequentato”: si è detto un annetto fa, durante una conferenza incentrata sull’esigenza di gestire al meglio i Beni Culturali del nostro paese (per maggiori informazioni, cliccare qui).

E’ una situazione, questa, alquanto diffusa per i cosiddetti “musei di provincia”, che dovrebbero invece pulsare di vitalità, attraendo turisti e cittadini con iniziative dinamiche, nonché mediante adeguate attrezzature ricreative, che possano favorire il coinvolgimento di un più ampio pubblico.

“Ragazzi, immaginate di far parte della dirigenza di questo museo. Cosa proporreste per consentirne una fruizione più vasta?”, ho esordito, quando ci siamo ritrovati a passeggiare tra i viali alberati del giardino comunale, in direzione del Ninfeo.

Dopo un attimo di esitazione per raccogliere le idee, alla mia provocazione ha fatto seguito un susseguirsi di  proposte.

In primis, è emersa la necessità di un punto di ristoro, magari un risto-bar gestito in modo attivo e propositivo. Qualcuno ha poi suggerito la possibilità di creare una serie di eventi musicali in contemporanea a un’apertura serale del museo. Lanciata quest’idea, ha fatto seguito un incalzare di commenti: “Eventi giovanili, però!”, “Con nomi importanti: bisognerebbe invitare un personaggio famoso per intervistarlo nelle sale del museo…”, “Prof, potrebbero chiamare Anastasio!”

E mentre immaginavo Anastasio cantare di “una folla che salta all’unisono fino a spaccare i marmi, fino a crepare gli affreschi”, esibendosi sotto lo sguardo austero della colossale statua di Demetra, i ragazzi continuavano a lanciare idee su un calendario infinito di manifestazioni: dalle presentazioni di libri (ovviamente di autori quotati) a mostre di artisti contemporanei, si è parlato di eventi d’ogni sorta.

E′ quindi arrivato il turno del sito internet del Museo Vallet: “Deve essere dinamico, con una bella grafica, con tanto di pagina Facebook con cui promuovere tutte le iniziative.”

Eh sì, mi sembra giusto.

“Le scuole andrebbero coinvolte di più”, suggeriva ancora qualcuno, per poi incentrare il dibattito  sulla necessità di allestire periodicamente mostre accattivanti e originali, che dialoghino con le collezioni già presenti nelle sale della Villa.

L’esperienza “Sorrentum. Vacanze da imperatori”, s’inserisce senz’altro in questo filone di pensieri lanciati dagli studenti del liceo Grandi: idee  innovative, che mi piace pensare potranno fornire degli input a chi avrà la possibilità di intervenire in merito.

Questa mostra multimediale, insieme a quanto già organizzato negli anni e a tutte le manifestazioni che seguiranno in futuro, fa ben sperare che il Museo Vallet possa presto accendersi di un’inedita vitalità culturale, che gli consenta di aprirsi finalmente a un più ampio pubblico di fruitori.

Mariaelena Castellano

(*) L’Atleta di Koblanos e le parti mancanti del Ninfeo in mostra a Villa Fondi

L’Atleta di Koblanos sarà in mostra nel Museo Archeologico Georges Vallet fino al prossimo 5 marzo, giorno in cui il reperto farà ritorno al MANN di Napoli, mentre  i restanti frammenti musivi del Ninfeo, rientrati in sede dopo un’esposizione itinerante in Cina, faranno parte dell’allestimento multimediale fino al 23 aprile.

Come ho già precisato, la parte di Ninfeo in mostra costituisce il completamento della struttura presente già da diversi anni  nel giardino comunale di Villa Fondi.

L’opera, risalente all’età Giulio-Claudia (50-55 d.C.), è dotata di un gran effetto scenografico, grazie alla complessa articolazione architettonica, impreziosita da un raffinato decoro musivo.

Il Ninfeo va annoverato tra le  preziose vestigia provenienti da una delle ville romane che costellavano la nostra costiera, a dimostrare la predilezione degli imperatori per gli ameni paesaggi sorrentini, consacrati all’otium delle “vacanze da imperatori”.

Anche la scultura dell’Atleta, la cui iconografia policletea rimanda alla raffigurazione di un pugile vittorioso, fu ritrovata tra i resti di una delle ville marittime di Sorrento. La statua testimonia l’operato di Koblanos, scultore della cerchia di Afrodisia, attivo nel I secolo d.C.