Alla fase della Tarda Antichità  fa seguito il Medioevo, entrato nell’immaginario collettivo come un periodo buio, segnato da regressi culturali e sociali: un’età di mezzo, collocata tra i fasti dell’antichità e il rinnovo dell’età moderna.  

Negli ultimi decenni questa visione così cupa e restrittiva ha ceduto il posto a una più equa rivalutazione, che ha messo in luce le peculiarità storiche e le originali espressività artistiche del tempo.

Il Medioevo si distingue in Alto Medioevo (dal VI al X secolo) e Basso Medioevo (dall’XI al XIV secolo e oltre).

L’Alto Medioevo è caratterizzato da una crescente instabilità politica e sociale, dovuta alla penetrazione sempre più massiccia delle popolazioni barbare, oramai presenti in gran parte dei territori occidentali. 

Pertanto, una volta perso il riferimento dell’autorità centrale di Roma, con le invasioni delle etnie barbare, più rudimentali  e meno progredite rispetto ai Romani, si verifica anche un arretramento generale della vita.

Le città, minacciate da un continuo susseguirsi di razzie e scorribande, si impoveriscono e la vita si sposta nelle campagne, dove si diffonde il sistema feudale(*).

Cessata la manutenzione di strade, ponti, acquedotti e fogne, la vegetazione prende il sopravvento e la progressiva riforestazione cancella impianti viari e zone urbane. Inoltre, in questi secoli oscuri, la considerazione della Natura come manifestazione del potere divino  svela una visione fortemente teocentrica, incentrata su una spiritualità assoluta.

Secondo questa prospettiva, l’uomo assume una posizione subordinata alla volontà divina e perde man mano fiducia nella sua individualità, relegata a una passiva accettazione delle verità ecclesiastiche.

In questo clima di paure e incertezze, infatti, a prendere il sopravvento è la Chiesa cristiana, di fatto erede dell’ormai eclissata potenza romana.

Sorgono i primi monasteri, strutture religiose destinate alle comunità monacali, dedite alla preghiera e al lavoro. Questi centri di vocazione spirituale si distinguono anche per l’operosità nelle attività artistiche e culturali, in particolare per la produzione di codici miniati(*).

L’arte altomedievale, distinta nelle tre fasi dell’età longobarda (dal VI all’VIII secolo), carolingia (secoli VIII e IX) e ottoniana (X secolo), presenta uno spiccato gusto decorativo di ascendenza barbarica, che dialoga con i modi bizantini e con la monumentalità classica, fonte ispiratrice delle grandi committenze ufficiali.

A questo così variegato quadro culturale, si aggiunge la conquista araba della Spagna e della Sicilia, che contribuisce alla diffusione degli stilemi islamici(*), dando origine a originali e raffinate esperienze decorative.

Mariaelena Castellano

PER SAPERNE DI PIU'

IL SISTEMA FEUDALE

Nell’Europa occidentale i secoli medievali sono caratterizzati da un particolare sistema sociale noto come Feudalesimo. Si tratta di un’identificazione dei rapporti di natura personale, sociale e politica con quelli di tipo patrimoniale, il tutto regolamentato da un’impostazione contrattuale.

Il nome deriva dal feudo, un bene o un diritto concesso da un’autorità come ricompensa e, al tempo stesso, come garanzia di un perenne servizio prestato.

In una prima fase, il feudo conserva un carattere personale, ma già con i successori di Carlo Magno, in epoca carolingia, si diffonde il concetto di ereditarietà del bene. La possibilità di trasmissione familiare determina una crescente autonomia per i feudatari e ne deriva una graduale messa in crisi dell’intero sistema.

L’ARTE ISLAMICA

Nel VII secolo la nuova potenza araba si spinge fino al Mediterraneo, conquistando man mano il Medio Oriente, l’Africa Settentrionale, gran parte della Penisola Iberica e, in seguito, anche la Sicilia.

Gli Arabi diffondono le proprie culture e tradizioni, nonché il loro credo religioso monoteista.

Così nei paesi  sottomessi giungono anche gli eleganti influssi dell’arte islamica, caratterizzata da uno spiccato carattere decorativo improntato su motivi calligrafici geometrici e vegetali, detti arabeschi.

Questa scelta iconografica si spiega con il divieto musulmano di raffigurare le divinità, per timore di idolatria.

Altri importanti contributi islamici sono costituiti dalla tipologia architettonica dagli archi a tutto sesto e dalla raffinata produzione di tessuti, oggetti in vetro, ceramiche e metalli.

DENTRO L'OPERA

(*) I CODICI MINIATI

A partire all’incirca dal IV secolo all’uso dei rotoli di papiro si affianca quello della pergamena.

La pergamena è ricavata dalla pelle di animali e, una volta liberata dal pelo, viene ammorbidita e sbiancata. I fogli così ricavati vengono quindi rilegati nella tipologia del codice, che corrisponde a quella del libro moderno. 

Le pergamene sono scritte a mano con un inchiostro bruno e rosso. Il testo, caratterizzato da un’elegante calligrafia, è arricchito da sontuose illustrazioni, chiamate miniature in riferimento al minio, il colore rosso, molto utilizzato nei codici.

Si tratta di un prodotto artistico molto diffuso nei secoli del Medioevo, specie in età carolingia, con risultati di gran livello qualitativo.

I colori utilizzati sono macinati finemente e poi stemperati in albume d’uovo e gomma arabica; spesso le pagine risultano impreziosite dall’aggiunta di foglie d’oro.

I motivi decorativi variano a seconda del periodo e dell’area geografica. Particolarmente diffuse sono le trame a intreccio, come le figurazioni zoomorfe e naturalistiche stilizzate, o la lettera maiuscola con cui inizia il testo, riccamente ornata, talvolta anche con l’inserimento di personaggi legati alla narrazione.