GLI SCHEMI URBANISTICI DELLE CITTA’ ROMANE

I Romani, come già gli Etruschi, considerano sacra la fondazione di nuove città e si affidano all’interpretazione di segni divini per l’indicazione di orientamenti e posizioni: così il volo di uno stormo di uccelli o la caduta di un fulmine diventano avvisaglie garanti del buon procedimento dell’opera.

Inoltre, l’impianto urbanistico risente dell’ordinamento razionale a scacchiera di concezione ippodamea, riconoscibile sin dalla tarda età repubblicana nella strutturazione dei municipia (i villaggi) e dei castra (gli accampamenti militari), che spesso forniscono i nuclei fondanti di nuove città. Proprio dai castra si riprendono molte caratteristiche, meglio definite tra II e I secolo a.C., quando si può parlare di una vera e propria architettura romana.

Le vie, ortogonali tra loro, delimitano isolati(*) di dimensioni regolari, destinati all’edilizia.

Il reticolo stradale dipende dall’incrocio centrale di due assi principali, più ampi e generati in corrispondenza delle quattro porte d’ingresso al centro abitato. Si tratta del cardo maximus, direzionato da nord a sud, e del decumanus maximus, da est a ovest, il cui punto d’incontro, in genere, risulta occupato dal foro, la piazza principale della città, il suo cuore religioso e politico, dove si svolgono anche giochi, spettacoli e riti religiosi e dove si concentrano le principali architetture(**), sia religiose che civili.

L’idea di uno spazio pubblico polifunzionale deriva senz’altro dall’analoga conformazione dell’agorà greca, ma il foro assume una maggiore chiarezza di progettazione, ravvisabile nella sua forma rettangolare e nella razionale disposizione delle architetture che ne delimitano l’area.

Tuttavia, le caratteristiche finora esaminate non riguardano l’impianto urbano della città di Roma, nata dall’aggregazione di diversi insediamenti situati su più colli, dunque su una conformazione accidentale di un suolo occupato gradualmente. Ciò determina un’inevitabile irregolarità dei tracciati viari e della disposizione degli edifici.

I primi nuclei abitativi di Roma si concentrano sui due colli del Palatino e del Campidoglio, che resteranno un costante punto di riferimento nella secolare stratificazione del tessuto urbano.

Area archeologica del Foro Romano

Dal V secolo a.C., con l’avvento della Repubblica, prende forma anche il Foro Romano, situato nell’avvallamento tra i due colli.

Come per l’impianto urbano, anche per il foro dell’Urbe prevale un’impostazione irregolare, distante dall’impronta metodica e razionale conferita, invece, alle colonie e alle città di nuova fondazione.

Mariaelena Castellano

PER SAPERNE DI PIÙ…

(*) L’URBANISTICA ROMANA: LE CENTURIE

Nelle città romane dall’intersezione ortogonale delle strade si ricavano degli isolati di forma quadrata o rettangolare, estesi per circa 50 ettari e detti “centurie”, in quanto divisibili in cento parti uguali. Questa conformazione nasce dall’esigenza di assegnare ognuno di questi cento lotti ad altrettanti proprietari, in modo da regolarizzare la distribuzione delle terre.

La pratica della centuriazione  spiega l’estensione del tracciato regolare urbano anche nelle campagne circostanti, molte delle quali, ancora oggi, conservano l’originaria partizione a scacchiera.

(**) LA BASILICA ROMANA

La Basilica figura tra le principali costruzioni civili in genere collocate lungo il foro. Nell’antica Roma con questa denominazione s’intende un edificio polifunzionale destinato all’amministrazione della giustizia e all’esercitazione degli affari pubblici. Questa tipologia edilizia deriva dai regni ellenistici del Mediterraneo orientale, dove aveva la differente funzione di palazzo regio, come attesta l’etimologia della parola, dal greco basilikòs, “reale”. La struttura presenta uno schema longitudinale, in genere ripartito in tre o cinque corridoi, detti navate(*) e generati da file di colonne o pilastri.

Due absidi(*) sorgono una nel mezzo di un lato breve e l’altra nel mezzo di un lato lungo della costruzione. Gli ingressi (uno o due, a seconda dei casi) sono posizionati frontalmente alle absidi.

Menziono, in particolare, la celebre Basilica di Massenzio, imponente costruzione in laterizi con volta in calcestruzzo, risalente ai primi decenni del IV secolo d.C. Nei secoli successivi, i cristiani si ispireranno alle caratteristiche della basilica romana per definire la tipologia architettonica del proprio edificio di culto.

IMPARIAMO I TERMINI

(*) ABSIDE: Struttura architettonica a pianta semicircolare, poligonale, oppure lobata, fornita di volta a catino, ossia semisferica.

(**) NAVATA: Ciascuno degli spazi in cui risulta longitudinalmente diviso un organismo architettonico la cui copertura gravi, oltre che sui muri perimetrali, anche su strutture intermedie costituite da sostegni allineati (pilastri o colonne).

DENTRO L'OPERA

I FORI IMPERIALI

Tra il I e il II secolo d.C., la realizzazione di nuovi fori  simboleggia la grandezza e la magnificenza della Roma imperiale.

Queste grandi piazze, seppure innalzate in tempi diversi, presentano un percorso coordinato, frutto di una logica razionale e al contempo nutrita da una connotazione di sacralità.

A inaugurare questa pratica è Giulio Cesare, con una piazza porticata rettangolare risalente al 46 a.C., che ospita un tempio dedicato a Venere Genitrice, dalla quale Cesare vantava discendenza.

Seguono il Foro di Augusto (2 a.C.), il Foro (o Tempio) della Pace (75 d.C.), il Foro di Nerva (98 d.C.) e il Foro di Traiano ( 112 d.C. circa), quest’ultimo di dimensioni molto ampie e con monumenti di grande imponenza, a testimonianza del marcato carattere autocelebrativo dell’imperatore.

Nel periodo fascista, l’unitarietà dell’area archeologica dei Fori Imperiali  viene spezzata dall’inserimento di un asse stradale destinato alle parate militari, allora denominato “Via dell’Impero”, oggi “Via dei Fori Imperiali”.

VISITIAMO!

 LA  SURRENTUM ROMANA

Sorrento era un antico oppidum romano, ossia una città fortificata priva di un confine sacro (il pomerio), proprio invece dell’urbe.

Un passato illustre, questo, che rivive nelle cospicue testimonianze archeologiche, come nella toponomastica di alcune località.

Il nome Casarlano, per esempio, nasce da Casa Aureliana, mentre via Fuoro ricorda la presenza del foro nella sua estremità occidentale; Cesarano, invece, indica un’area caratterizzata dalla presenza di un edificio destinato a un Cesare (nobile o cavaliere romano con incarichi e titoli di prestigio).

Il centro storico sorrentino,  inoltre, svela ancora oggi il tracciato viario dell’impostazione urbanistica romana, ravvisabile in particolare in via S. Cesareo, il decumano maggiore, via Pietà, il decumano superiore, via Padre Reginaldo Giuliani e via Tasso, il cardo maggiore.

La città romana fu costruita sul precedente centro abitato  di età greca, rispettando l’impianto stradale esistente e utilizzando la stessa cinta muraria isodoma (i cui resti risultano oggi visibili nei pressi di Porta Parsano).

Al suo interno Surrentum ospitava diversi templi, un teatro (situato nei pressi dell’odierna terrazza dell’albergo Vittoria), le terme (nell’area oggi occupata dai giardini dell’albergo Royal), un circo (nei dintorni di Villa Correale), mentre dove oggi sorge la chiesa del Rosario, s’innalzava un Pantheon.

Svariate ville, destinate all’otium dei nobili, ornavano invece il pittoresco litorale della nostra costiera.