Templi e piramidi rappresentano le principali tipologie architettoniche dell’antica civiltà egizia. Entrambe hanno una destinazione essenzialmente sacra.

Il tempio può avere una funzione divina oppure funeraria; non è né un luogo di preghiera, né di predicazione, bensì un edificio concepito come abitazione terrena degli dei.

In genere l’edificio templare è preceduto da un viale d’accesso, spesso fiancheggiato da statue di sfingi(*). Il pilone, ossia l’ingresso monumentale, introduce a una corte, dalla quale si accede alla sala ipostila, un ambiente con copertura piana sostenuta da colonne. Seguono una serie di stanze di servizio, fino ad arrivare al sacrario vero e proprio, dove sono custodite le statue delle divinità o del faraone.

                 Tempio di Amon a Karnak

Questa sequenza di spazi è definita “a cannocchiale”, data la conformazione rettilinea che tende man mano a contrarsi.

Tra i principali templi di cui sono pervenuti resti, si ricordano quelli di Amon Karnak  e di Hatshepsut, nei pressi della Valle dei Re, sulla sponda occidentale del fiume Nilo.

Le piramidi sono monumentali tombe legate al culto del faraone e del dio Sole. Destinate a custodire il corpo del sovrano, devono assicurargli un luogo confortevole in cui trascorrere la vita ultraterrena.

Con ogni probabilità la forma piramidale richiama l’incidenza dei raggi solari che scendono sulla terra, mentre la piramide stessa simboleggia una sorta di scala per salire al cielo.

Prima di una codificazione definitiva di queste imponenti costruzioni, una premessa è fornita dalle mastabe, strutture funerarie risalenti ai primi secoli del III millennio a.C.

           Mastaba risalente all’Antico Regno

La mastaba è composta da due parti: una sotterranea, destinata alla sepoltura e ai corredi funebri, e una esterna, formata da un  tronco di piramide, avente funzione segnaletica e spesso ospitante camere per offerte e preghiere.

L’evoluzione della mastaba porta alla struttura della piramide a gradoni, formata da più mastabe sovrapposte in ordine decrescente. Evidente il richiamo alla ziggurat mesopotamica e all’esigenza di un carattere più monumentale. Del resto, l’intera arte egizia si appella alla grandiosità concepita proprio in termini di dimensioni e ciò si spiega tenendo conto della necessità di onorare il divino attraverso l’operato dell’uomo.

La più antica piramide a gradoni conosciuta è quella del faraone Zòser, costruita a Saqqara intorno al XXVII secolo a.C. da Imhotèp, forse il primo architetto della storia.

Il passo successivo conduce alla definizione della piramide vera e propria, con rimando al solido geometrico corrispondente. I gradoni vengono  nascosti da un rivestimento in lastroni quadrati di pietra calcarea, in modo da realizzare le facce lisce, in genere orientate verso i quattro punti cardinali, secondo una raffinata e precisa impostazione geometrica, in cui subentrano anche suggestivi rimandi agli allineamenti astrali(**).

Gli Egizi dedicano un gran dispendio di energie per la costruzione di questi colossali monumenti.

Fondamentale anche la decisione del luogo in cui procedere alla costruzione. L’area prescelta, in genere, è quella sulla riva occidentale del Nilo, tradizionalmente destinata alle sepolture. Una volta selezionato il sito, si procede con il livellamento del terreno, quindi con l’innalzamento della struttura, regolato da precise misurazioni, atte a stabilirne l’orientamento e i rapporti proporzionali tra le parti.

I tempi sono molto lunghi: spesso la costruzione si protrae per decenni e richiede un enorme impiego di uomini. I materiali vengono sollevati per mezzo di slitte a trazione umana, fatte scorrere su rampe di mattoni.

L’uso della pietra, rispetto ai più pratici mattoni impiegati nelle costruzioni delle civiltà mesopotamiche, non si spiega soltanto per la  maggiore disponibilità litica nel territorio, ma anche perché gli Egizi, come si è detto,  destinano all’arte il compito solenne di celebrare le divinità e, dunque, occorre avvalersi dei materiali  più pregiati e resistenti per la realizzazione delle loro opere.

La piramide è la tomba del faraone, per cui assume un significativo ruolo di rappresentanza del suo potere.

La camera sepolcrale, situata di solito all’interno della struttura, è raggiungibile mediante un complesso sistema di cunicoli e corridoi; al suo interno custodisce preziosi corredi funebri e raffinate decorazioni artistiche.

Celebri le tre piramidi della necropoli di El Giza, presso Il Cairo, dove si trovano anche templi, mastabe, piccoli edifici e cimiteri. Nella parte orientale del complesso giganteggia, poi, la rinomata Grande Sfinge(*)

Le piramidi, risalenti intorno alla metà del III millennio a.C., sono dedicate ai faraoni Cheope, Chefren e Micerino. La piramide di Cheope  è la più antica ed è l’unica tra le sette meraviglie del mondo antico ancora in buona parte intatta. Presenta un’altezza di 137 metri, mentre i lati della base misurano attualmente 230 metri.

La fioritura e la diffusione delle piramidi coincide con la fase dell’Antico Regno, per poi venir meno nel periodo del Nuovo Regno, con il diffondersi della pratica delle sepolture rupestri.

Un altro monumento architettonico tipicamente egizio è l’obelisco, dal greco obeliscos, spiedo,  costruzione  ricavata da un unico blocco di pietra, in genere la sienite, più raramente il basalto. Ha una sezione quadrangolare e man mano che s’innalza tende a restringersi, trasformandosi in una sorta di torretta piramidale, dalla forma stretta ed allungata.

Questa struttura viene lavorata per tre lati nella cava, dove viene provvista anche di raffinate iscrizioni decorative. In alcuni casi la cuspide(*) viene rivestita d’oro per riflettere i raggi solari.

Il trasporto avviene per via fiume, su lunghe imbarcazioni, mentre per erigerla si utilizza un sistema di canapi(**) e leve di legno.

L’obelisco richiama la forma della pietra  sacra del dio Sole e in genere viene realizzato per celebrare i giubilei trentennali dei faraoni.

È una tipologia commemorativa che si diffonde sin dall’Antico Regno ricevendo grande attenzione anche presso altre civiltà, come attesta la vasta diffusione di obelischi egizi nel mondo.

Mariaelena Castellano

PER SAPERNE DI PIÙ

(*)  LA SFINGE

La Sfinge è una figura mitologica di origine orientale avente testa umana e corpo di leone. Simboleggia il potere, proprio per il richiamo alla forza del leone. In Egitto si scolpivano spesso sfingi aventi le sembianze del faraone, per celebrarne appunto la maestosità. Di solito, venivano collocate nei pressi di complessi funerari o lungo i viali d’accesso dei templi, con funzione protettiva. Celebre la cosiddetta “Grande Sfinge”, posta a guardia del gruppo piramidale di El Giza. L’opera, considerata la più grande statua del mondo ricavata da un unico blocco di pietra, presenta misure eccezionali: è lunga 73 metri, larga 6 metri e nel suo punto più alto raggiunge i 20 metri.

La “Grande Sfinge” incarna il fascino misterioso di questa creatura ibrida e non solo per le sue colossali dimensioni: l’aspetto solenne e maestoso, lo sguardo fiero rivolto verso oriente, dove  sorge il sole, le conferiscono una suggestiva aura enigmatica.

La statua rappresenterebbe il faraone Chefren, anche se alcuni studi più recenti  hanno ipotizzato raffiguri, invece, il faraone Cheope.

(**) I MISTERI DELLE PIRAMIDI E LA TEORIA DELLA CORRELAZIONE DI ORIONE

Le piramidi dell’antico Egitto hanno da sempre destato grandi curiosità per quell’aura misterica che le pervade. Gli interrogativi più pressanti riguardano la sorprendente precisione con cui sono state innalzate queste strutture, mantenendo la giusta inclinazione geometrica, nonostante la considerevole altezza. Inoltre, si ritiene che le dimensioni delle basi e dei vertici siano state rapportate tra loro secondo il valore di pi-greco, della sezione aurea e dell’anno siderale; nozioni, queste, risalenti a epoche ben più recenti di quella egizia.

In tanti hanno poi affermato che all’interno delle piramidi si avvertono inspiegabili flussi di energie che porterebbero ad alterare la mente umana, facendole vivere esperienze paranormali. Si narra che Napoleone Bonaparte volle provare quest’esperienza, dalla quale ne sarebbe uscito sconvolto.

Tra le ipotesi formulate sul ruolo delle piramidi egizie, si è anche sostenuta una correlazione tra la posizione delle tre principali piramidi della necropoli di Giza e le tre stelle centrali della costellazione di Orione, associata dagli Egizi a Osiride, la divinità del Sole. Secondo questa  “Teoria della correlazione di Orione“, tale posizionamento non sarebbe frutto della casualità e anche altre piramidi riproporrebbero dei rimandi astronomici, mentre il fiume Nilo sarebbe identificato con la Via Lattea. Si tratta di studi portati avanti a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, ma privi di conferme scientifiche.

GLI OBELISCHI ROMANI

Gli antichi Romani sono affascinati dalla tipologia architettonica degli obelischi e dunque li prelevano come bottini di guerra per collocarli nelle principali piazze dell’Urbe, in genere nelle vicinanze di aree sacre destinate al culto del dio Sole.

Obelisco lateranense, Roma.

A partire dal XVI secolo, i Pontefici stabiliscono una collocazione diversa per questi svettanti monumenti, destinandoli al  decoro delle piazze rinascimentali e barocche, per segnalare la presenza delle basiliche ai pellegrini. Attualmente a Roma, oltre agli obelischi realizzati a modello di quelli originari, se ne trovano ben tredici di provenienza egizia, ma in passato dovevano esserne di più, almeno diciassette. Si ricordano, in particolare, l’Obelisco Vaticano, collocato in piazza San Pietro e quello Flaminio in piazza del Popolo; in piazza san Giovanni in Laterano, con i suoi 32 metri d’altezza, svetta l’Obelisco Lateranense. Rinomati anche gli obelischi situati nelle piazze del Quirinale, dell’Esquilino, in piazza Navona e a Trinità dei Monti. Un obelisco posizionato sull’isola Tiberina crollò nel XVI secolo e alcuni frammenti sono conservati al Museo Nazionale di Napoli.

Obelisco in piazza E.Papiniano, Benevento.

  Due obelischi di età tardo egizia, sono stati poi innalzati a Benevento, sotto l’imperatore Domiziano, nel I secolo d.C., entrambi in granito rosso e rivestiti da iscrizioni geroglifiche. Uno si trova nella piccola piazza Emilio Papiniano; l’altro si presenta oggi per i due terzi della sua effettiva altezza, ed è stato collocato nel Museo del Sannio.

IMPARIAMO I TERMINI ...

(*) CUSPIDE: coronamento di forma triangolare o piramidale, di un edificio o di una sua parte.

(**) CANAPO: grossa fune di canapa.